Surreale. Questo è l’aggettivo che mi viene subito in mente con i SELVANS. Gli abruzzesi nascono dalle ceneri dei Draugr e a distanza di pochissimo tempo dall’uscita del primo Ep “Clangores Plenilunio” ci offrono un’opera solenne orchestrata per farci viaggiare con la mente in territori che toccano l’intimo delle nostre paure. In pochissimo tempo i SELVANS riescono nell’invidiabile traguardo di siglare un contratto presso la nostra Avantgarde Music dando alle stampe “Lupercalia”, sei tracce monolitiche di folk ambient black metal con una visione del tutto personale e mediterranea del genere. Il duo Sethlans Fulguriator (chitarra, basso, voce) e Selvans Haruspex (tastiere, flauto e strumenti popolari, voce e programming), emoziona per la capacità di creare scenari desolati freddi introspettivi e arcigni nello stesso tempo. L’uso delle tastiere e strumenti tipici della tradizione rurale folcloristica è una componente fondamentale del sound dei nostri il tutto coadiuvato da un riffing maligno epico e a tratti struggente che rende la proposta una esperienza sensoriale unica. Un disco da ascoltare ad occhi chiusi con calma senza aspettarsi virtuosismi ma desolazione allo stato puro. L’andamento generale dei pezzi si attesta su minutaggi piuttosto lunghi ma mai scontati; siamo di fronte alla giusta colonna sonora di quell’essere pagano che i nostri hanno ben radicato nel loro dna. La mia favorita con i suoi 12” è in assoluto “Hirpi Sorani”, energica, cattiva, i blast non mancano ma la componente cinematografica di questo pezzo fa gridare al miracolo. L’iniziale Versipellis o la terza O’Clitumne hanno il pregio di rappresentare i Selvans come gli alfieri di quel minimal black tanto nero quanto caleidoscopico di emozioni. “Scurtchìn”, episodio più aggressivo, fa leva su di un black primordiale ed etereo che si fonde in maniera riuscita alla componete di musica popolare dei Selvans. Lodevole e affascinante l’uso dell’italiano in alcune parti rende lo screaming sulfureo e teatraLe, dando la giusta valenza ai simbolismi e ai racconti che il duo narra nelle 6 tracce. N.A.F.H. è la song che chiude questo viaggio tra gli Appennini; tra alberi spogli e creature grottesche che accompagnano l’ascoltatore, una traccia da diciassette minuti dove le sfuriate di matrice black si fanno strada in un tortuoso percorso di lenta malvagità. La produzione è da copione scarna ma piena di pathos ricercato portando volutamente l’ascoltare in meandri sulfurei. Lupercalia è un disco difficile per i non amanti del genere ma che secondo me saprà strappare consensi anche ai non avvezzi a certe sonorità. Le uniche critiche che mi sento di muovere sono sul poco spessore della sessione ritmica che a mio avviso meriterebbe maggiore importanza e dinamicità e sul fatto che alcuni fraseggi potevano essere più asciutti ma credo che viste le doti tecniche individuali sia una scelta voluta e ponderata. Promuovo questo prodotto e mi aspetto per il futuro grandi cose!
Chris M.
89/100
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