Eccoci qua per parlare di una band che ad oggi naviga in acque non proprio rassicuranti se poniamo l'attenzione sul genere proposto; il nu-metal/rapcore. Un genere che tanto andava di moda negli anni 90 e che ha avuto il proprio momento di gloria verso la fine di tale anno.
I Keychain suonano questo genere dalla loro nascita, nel 2009.
Non si può non notare l'estremo tentativo di modernizzare questo sound trito e ritrito che nel corso degli anni poco è cambiato nonostante la scena "metal" ha dimostrato di possedere dei nomi ben più importanti e dal valore assoluto; per fare un esempio citerei i grandi ''Rage against the machine'' e i più attuali ma non meno talentuosi ''Korn''.
Tornando al quartetto canadese...
I brani proposti sono una "cozzaglia" di linee di basso "drop-d" molto pesanti e accompagnate da un cantato tipico del rap, decisamente più aggressivo e pungente ma che da' spazio a ritornelli in clean che però di originale hanno ben poco.
Cito "Prime time" come brano di spicco di questo album, che nonostante non sia un capolavoro, anzi, è la più decente, abbastanza piacevole e meno "tamarra"; anche se ampiamente scopiazzata e sorpassata.
Non mi soffermo sugli altri brani che a mio modesto giudizio, poco hanno da offrire, se non la sensazione di ascoltare qualcosa di già sentito e saturo fino al midollo.
Francamente non credo di dover aggiungere gran che a quello già descritto; la band non ha grandi carte da giocare, probabilmente perché ha scelto un genere pressoché sfumato nel tempo e non per motivi qualitativi e tecnici, che non mancano certamente.
Termino dicendo che i Keychain non sono scarsi, per nulla, ma non hanno la fantasia che oggi tutti cercano.
L'album non è altro che un copia incolla ri-arrangiato del genere in stile moderno.
Poca roba.
Marco Gaio
50/100