29 NOVEMBRE 2017
Band: Wait hell in pain (W.H.I.P.)
Album: Wrong desire
Etichetta: Revalve record
Data di uscita: gennaio 2017
Genere: melodic metal
Tracce:
1.Behind The Mask
2.Castaway
3.Get It Out
4.Lost In Silence
5.New Moon
6.Rain Of May
7.She Wolf
8.The Confession
9.The Last Trip
Line up:
Kate Sale – voce
Stefano Prejano’ – chitarra
Marco “Vonkreutz” Novello – tastiere
Alfonso Pascarella – basso
Stefano “Black” Rossi – batteria
Gli Wait Hell in Pain (conosciuti anche con l’acronimo W.H.I.P.) sono una band romana che si è formata nel 2011 da una visione del chitarrista Stefano Prejanò e della
cantante Kate Sale. Già all’ora, l’idea era quella di formare una “female melodic metal”, e nel febbraio del 2013 hanno realizzato in autoproduzione un EP di esordio con 3 brani, che
formalizza anche la line up ufficiale.Solo nel 2016 il quintetto inizia a lavorare al loro primo album “Wrong desire”, che esce a gennaio del 2017, contenendo 9 tracce.
Il lavoro affronta una
tematica molto delicata e ahimè, molto attuale, ovvero la violenza fisica e psicologica legata al mondo femminile; “Wrong desire” è il racconto di una ragazza, May, che ci parla di sé e del suo
malessere legato alle violenze subite.
I brani stessi ci raccontano di lei, “Behind the mask”, “Get it out”, “Lost in silence”, “New moon”, il momento del riscatto, ed infine “She wolf” in cui
si parla di consapevolezza e presa di posizione.
E’ pur vero che tutto ciò arriva alle orecchie dell’ascoltatore solo se capisce l’inglese, perché ovviamente i brani non sono in italiano. Diciamo
che in questo caso la tematica viene messa in secondo piano per lasciare spazio alla melodia e alla potenza della voce. L’album è un mix di melodic/gothic metal, che tende una mano all’heavy
metal e un’altra al prog metal, vista anche la presenza delle tastiere. Ottimo il lavoro fatto sulle melodie e sulla sezione ritmica, che in più punti riesce a dare alla voce il giusto supporto
per il pathos e la potenza.La voce femminile, graffiante ma al tempo stesso melodica, riesce a toccare le giuste corde e a trasmettere a chi ascolta i tormenti e le emozioni raccontate nei brani.
Nonostante ci siano numerose band che propongono questo genere musicale, devo dire che l’album è registrato molto bene e si percepisce il lavoro di ottima qualità, sia dei musicisti che della
post-produzione.Personalmente, ritengo che il vero banco di prova per questo lavoro siano le performance live, dove è più complesso regolare voci e suoni e dove, ahimè, varie band deludono le
aspettative. Avrei apprezzato uno sforzo maggiore per la copertina dell’album, magari far capire la tematica dell’album attraverso la veste grafica.
Ma sono davvero dettagli…
La cosa importante
è che il lavoro funziona, è suonato molto bene e registrato altrettanto.
Maria Grazia Sabella
88/100